La permacultura è essenzialmente pratica e si può applicare a un balcone, a un piccolo orto, a un grande appezzamento o a zone naturali, così come ad abitazioni isolate, villaggi rurali e insediamenti urbani. Allo stesso modo si applica a strategie economiche e alle strutture sociali.
La parola permacultura è un neologismo che fonde le parole e i concetti di cultura e agricoltura permanente, in quanto una società non può sopravvivere a lungo senza la base di una agricoltura sostenibile e una gestione etica della terra.
La progettazione in permacultura deriva dall’imitazione, e quindi l’osservazione, di come un ecosistema mantiene la propria stabilità, come riequilibra gli scompensi, come gestisce l’energia, come conserva l’acqua, come aumenta la sua diversità per arricchirsi, come riutilizza gli scarti. Quello che lo rende stabile nel tempo non sono le diversità in quanto tali, ma le relazioni utili che si sviluppano tra gli elementi che partecipano al sistema. Quindi la progettazione in permacultura si fonda principalmente sulle relazioni degli elementi, sulle loro funzioni e sinergie, così come si pone la biologia molecolare nel suo approccio allo studio della vita”.
Le chiedo di ripercorrere la nascita di questo pensiero.
“La Permacultura è figlia del lavoro visionario compiuto da J. Russell Smith, J, Sholto Douglas, Robert Hart, e altri meno conosciuti, che due o tre generazioni fa presero coscienza dell’urgenza di trasformare le basi dell’agricoltura attraverso l’uso degli alberi e altre colture perenni.
Essi osservarono come l’aratura portava ad una progressiva devastazione del suolo e capirono che solo nell’integrazione di foresta e agricoltura si potesse mediare l’impatto dell’uomo sulla Terra e così sperare in un futuro sicuro per l’umanità.
In seguito alle rivelazioni dell’ecologista H. T. Odum sul problema dell’energia, un terzo aspetto fu aggiunto a questa sintesi vitale, come l’ha esposto acutamente David Holmgren nel suo saggio “Energia e Permacultura”.
Furono Bill Mollison e David Holmgren, Tasmania, a stabilire un approccio sistematico e pratico per implementare questo nuovo intendimento e a coniare il neologismo Permacultura che, peraltro, ha un copyright.
La permacultura pone l’accento sul ridisegno del paesaggio umano per potenziare l’indipendenza della gente, integrando ingegno locale e individuale a questo cambiamento rivoluzionario.
Anche se è stata ampiamente accettata da moltissime persone, tanto fra i popoli tradizionali come fra i postmoderni, la permacultura è stata quasi sempre ignorata da governi ed istituzioni, perché il suo messaggio essenziale è un anatema. Questa mancanza di sopporto ufficiale ha diminuito la portata e l’estensione di questa rivoluzione del rapporto tra uomo e terra.
È dunque importante, per noi che promuoviamo concetti e sistemi di permacultura, essere consapevoli che l’elaborazione del sistema progettuale permaculturale, anche se creato da Holmgren e Mollison, non è stato un fatto isolato o unico, ma è avvenuto contemporaneamente ad altri lavori paralleli in occidente. Come lo svizzero-francese Jean Pain contemporaneo di Bill Mollison, scienziato preoccupato per la devastazione della foresta mediterranea o Giovanni Houssmann che fu direttore dell’Istituto sperimentale per le colture foraggere di Lodi fino alla fine degli anni Settanta”.
Prima di salutarmi Marilù mi elenca i principi base, quelli etici e quelli per la progettazione.
I principi etici
• Prendersi cura della terra
• Avere cura delle persone
• Limitare il nostro consumo alle nostre necessità per condividere in maniera equa e solidale le risorse della terra
I principi per la progettazione
• Lavora con e non contro
• Tutto influenza tutto
• Rifletti prima di agire e fai il minimo cambiamento per ottenere il massimo risultato
• Gli errori sono occasioni per imparare
• Ogni elemento in un sistema naturale svolge almeno 3 funzioni
• Ogni funzione deve essere supportata da più di un elemento
• Il tutto è più della somma delle parti
• Ogni problema contiene in sé la soluzione: trasforma i limiti in opportunità
• Favorisci la biodiversità: agisci in modo da aumentare le relazioni fra gli elementi piuttosto che il numero di elementi ed accelera i processi trasformativi.
• Minimizza l’apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco, ricicla e riutilizza il più possibile
• Pianifica gli sviluppi futuri
Le applicazioni e le interazioni di questi principi – conclude Marilù – costituiscono la materia di studio dei corsi teorico-pratici che vengono organizzati ormai da anni in tutto il mondo e da oltre 12 anni anche in Italia